Gonçalo Byrne nasce ad Alcobaça nel 1941. Nel 1968 si laurea alla Scuola di Belle Arti di Lisbona e poi collabora con l’architetto Teotónio Pereira, attivo nella capitale lusitana.
Byrne inizia la sua autonoma attività professionale costruendo il quartiere di Chelas (Lisbona 1972-74), un vasto insediamento residenziale che rivela curiose affinità con quanto in quegli anni andavano realizzando architetti italiani quali Carlo Aymonino e Aldo Rossi. Dopo la “Rivoluzione dei garofani” che apre al Portogallo la strada della democrazia, nel 1974, Byrne collabora al progetto SAAL varato dalla amministrazione pubblica per far fronte alla drammatica carenza di abitazioni che affligge il Paese, un programma, questo, che coinvolge i più giovani architetti portoghesi e costituisce la premessa dei successi da costoro ottenuti nei decenni successivi.
Nel quadro delle operazioni SAAL, miranti a generare processi di partecipazione democratica coinvolgendo utenti e architetti nella progettazione e costruzione di complessi residenziali autogestiti, Byrne realizza un’opera rappresentativa del clima allora instauratosi in Portogallo, il quartiere Casa das Figueiras a Setúbal (1975). Il quartiere, a distanza di trenta anni, è ancora un modello sia per la sua concezione urbanistica e paesaggistica, sia per le soluzioni tipologiche che offre.
Attento alle lezione impartita a Porto da uno dei più importanti maestri dell’architettura portoghese del Novecento quale Fernando Tavora e confrontandosi con quanto nel frattempo va realizzando il migliore tra gli allievi dello stesso Tavora, Álvaro Siza, Byrne realizza in seguito una serie di opere che lo segnalano come uno dei più aperti, coerenti e seri progettisti del suo Paese.
È un linguaggio controllato e rispettoso della tradizione moderna quello che Byrne viene adottando nel frattempo in una serie di opere che ben presto lo segnalano alla critica internazionale, abbandonando i modi espressivi privilegiati dalla committenza pubblica durante gli anni della dittatura e sottraendosi alla coeve suggestioni delle mode. Tra queste opere vi sono il Centro espositivo e sportivo di Braga (1977-90), la piccola sede di una banca a Arraiolos (1982-92), la bella casa Sá da Costa a Lisbona (1984), il complesso sportivo a Vila Do Conde (1991-95), cui fa seguito una serie di edifici universitari quali la Facoltà di informatica a Coimbra (1991-96), l’Istituto Superiore di economia a Lisbona (1990-96), il Rettorato dell’Università di Aveiro (1992).
La sistemazione e riqualificazione del monastero e dell’abbazia di Alcobaça (dal 1991) offrono la dimostrazione di come Byrne sappia confrontarsi con ambienti storici di notevole valore facendo ricorso alla modestia e a una solida cultura, come provano i suoi scritti e l’attività da lui svolta in qualità di direttore del «Jornal Arquitectos».
Tra le opere più recenti di Byrne, oltre a numerosi progetti elaborati in occasione di concorsi nazionali e internazionali, meritano di venire ricordati il Teatro di Faro, giocato su un ermetico slittamento di una base svuotata rispetto a un sovrastante e imponente volume chiuso, l’elegante Centro per il controllo del traffico del porto di Lisbona, costituito da una torre inclinata e bipartita, formata da una base interamente rivestita in rame dalla quale fuoriesce un corpo privo di rivestimento che accoglie gli ultimi tre piani della costruzione, la sede dell’Amministrazione Provinciale del Brabante a Lovanio (Belgio), il museo Machado de Castro a Coimbra e il teatro Thalia a Lisbona.
Tra i suoi progetti italiani ricordiamo i nuovi laboratori Novartis a Siena, la torre residenziale Merville a Jesolo (VE), il liceo Pertile ad Asiago, il Museo dell’arte nuragica a Cagliari, il nuovo Teatro comunale di San Donà di Piave (VE), il Parco Centrale di Follonica (GR) e il Piano di recupero dell’Ospedaletto SS. Giovanni e Paolo a Venezia.

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